Zewar Fadhil |
Piove. Fa freddo.
Quest'anno la primavera ci evita
ostinatamente.
Mi aggiro per la città con indosso
l'impermeabile nero e il mio fedele ombrello.
Per le strade incontro visi paonazzi,
corpi tremanti avvolti da improbabili tessuti floreali umidi di
pioggia; piedi nudi armati solo di squillanti unghie laccate e poche
strisce di cuoio affrontano impavidi il loro destino.
Piove, fa freddo come fosse marzo.
All'improvviso ho come l'impressione
che tutti guardino me e il mio impermeabile e gli anfibi e l'ombrello quasi fosse colpa mia e del mio abbigliamento quest' inspiegabile
prolungarsi dell'inverno.
Lo capisci è primavera, di solito
siamo già al mare e il caldo è insopportabile … questo immagino
che mi rimproverino i passanti scollacciati.
In realtà forse sono io che mi
rimprovero qualcosa, la mia vita sarebbe molto più facile se io
vedessi le cose come dovrebbero essere anziché costringermi a
vederle sempre come sono …
Il cielo s'incupisce, borbotta
minaccioso.
Apro l'ombrello e
continuo decisa per la mia strada.