Le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure.
Italo Calvino, Le città invisibili, 1972
Oggi vi presento una delle mie ossessioni: la città.
Oggi vi presento una delle mie ossessioni: la città.
Da bambina, fino ai 4 anni, ho abitato in un piccolo condominio i cui balconi, disposti in continuità, si affacciavano tutti su una corte interna; una grata ne interrompeva il percorso, separando così un'abitazione dall'altra.
Amavo osservare il buio da quella postazione, dietro la ringhiera metallica del balcone rimanevo immersa in un silenzio in cui ogni tanto si coglieva il ritmo familiare di scodelle e posate o la sigla del telegiornale.
Mi stupivo sempre quando, dal celeste lucido del crepuscolo, si liberavano le stelle per brillare nel blu scuro, talvolta striato di rosso, della sera matura. Custodisco questa immagine nel mio cuore e continuo ad attingere da essa. Attorno al paesaggio urbano, e alla malinconia che vela i miei occhi quando lo osservo, proseguo a tessere la mia ricerca. Pochi anni dopo, ormai abitavamo a casa nostra, conobbi la “città” di Calvino e capii che io e lui (Italo) non ci saremmo mai più separati. Nelle immaginifiche e poetiche declinazioni che della città ci ha regalato Calvino, il mio spirito si ritrova sempre: talvolta smarrito nella violenza della città che avanza, talvolta commosso dalla sovrapposizione continua di artificiale e naturale, irrimediabilmente affranto dal ricordo di ciò che non è più.
Mi crogiolo in una sensazione difficile da spiegare, un insieme di perdita e scoperta e quando credo di aver raggiunto la città (interiore) dove finalmente stabilirmi, ecco che questa mi appare un po' più in là con strade diverse, edifici da esplorare...
Il mio lavoro ha le fondamenta in quelle sere lontane, trascorse al balcone della casa in affitto, in cui una bimba di quattro anni respirava una felicità perfetta e irripetibile, sciogliendosi nel colore denso della sera le cui stelle si riposavano sulle antenne delle terrazze, pronte a volar via quando le finestre dei vicini si accendevano improvvisamente e la Signora di fronte stendeva i panni.
Con i tuoi post, riesci ogni volta a spostare il limite del mio sguardo un pò più in su. Grazie!
RispondiEliminaLucy
Cara Lucy, grazie del tuo gentile commento.
RispondiEliminaCiao Rò, devi assolutamente scrivere un libro!!!! mi piace da morire come scivi, hai una tale elegante facilità espressiva!!! hai la capacità di far "guardare" cose che di solito si vedono solamente.... Micol
RispondiEliminaCara Micol, mi piacerebbe tanto seguire il tuo suggerimento...Grazie per le tue parole.
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