mercoledì 27 aprile 2011

Sono una professionista libera.

La barba non fa il filosofo.
Plutarco, Opere morali
Rossana Taormina "Identità" pannello 1, 2009


Accogliete lo sfogo di oggi!
Rimugino da questa mattina su un atteggiamento molto diffuso che ho notato rafforzarsi ulteriormente negli ultimi tempi.
Pare che basti possedere una macchina fotografica di un certo livello per dichiararsi al prossimo come fotografi; se hai preso parte a una sessione di scrittura creativa ecco che sei uno scrittore.
Nel caso dello scrittore talvolta basta anche meno: computer e profilo fb o blog. Non immaginate davvero quanti “artisti” io apprenda di conoscere, pur essendo convinta di frequentarne solo un paio o poco più, che, peraltro, non si definiscono tali.

Ma, mi domando, siccome posseggo una lavatrice e un ferro da stiro io sono legittimata a spacciarmi in giro come casalinga?
In realtà non so più neanche cosa dire quando mi si chiede “che lavoro fai”: mi occupo di pubblicità ma non lavoro per un'agenzia, ho illustrato dei libri ma non sono propriamente un'illustratrice. Studio arte quotidianamente e cerco di produrla, espongo anche le mie opere, ma non compaio in nessun manuale...
In casa mi occupo di tutte le faccende ma non mi posso definire una casalinga (come vi accennavo, non sono particolarmente talentuosa...), occasionalmente tengo dei workshop, destinati ai bambini, in cui coniugo le mie due passioni: arte e letteratura, ma non sono una maestra. Gestisco il mio blog e ovviamente non sono una scrittrice, che rimane?
Sono un ex impiegata, momentaneamente e colpevolmente disoccupata, studio giapponese per passione (recidiva! Non ne avevi avuto abbastanza, in gioventù, di latino e greco?). Sono una schiappa come angelo del focolare come denuncia il disordine della mia casa invasa da tele, colori, album, spatole, pennelli, paste modellabili e, infine, quando ho bisogno di un momento di benessere psicofisico mi rifugio in un asilo, dove nessuno mi chiede che lavoro faccio perché i bambini lo capiscono da soli.

martedì 26 aprile 2011

sospirate vacanze!

Il segreto del successo è di fare della vostra vocazione la vostra vacanza.
Mark Twain

Non avete idea di come io mi sia ridotta dopo appena due giorni e mezzo di vacanza! Capello spento e rilassato, aderente al cranio; sguardo perso e annebbiato dal troppo cibo consumato durante interminabili sedute intorno a tavole imbandite...e, per concludere, alterazione della temperatura: ho la febbre!
Da quando non ho più un “lavoro dipendente” la vacanza la attendo esclusivamente per incontrare chi vedo poco durante l'anno, ma sicuramente non per fare la sospirata pausa dal lavoro.
Senza il mio lavoro non sto bene, sviluppo una sorta di crisi di astinenza: mi mancano libri, matite, pennelli, colori, computer...insomma il mio studio.
Incredibile a dirsi, pochi anni addietro non ci avrei mai creduto, ma il lavoro e la vacanza si sono scambiati i ruoli quantitativamente e qualitativamente.
Ogni giorno in cui lavoro mi sento in vacanza e i giorni in cui non lavoro, cioè le tradizionali “vacanze”, beh per fortuna finiscono ancora in fretta!

mercoledì 20 aprile 2011

Nomen omen

Non mi interessa quello che dite di me, l'importante è che scriviate giusto il mio nome
P.T. Barnum
Rossana Taormina "Autoritratto (cinque anni nel 77)", 2007
segnalato come " Autorotratto (cinque anni nel '77)" sul sito  Premio Celeste

Chi mi conosce lo sa, nel mio quotidiano sono vittima di una prolungata e fastidiosa ingiustizia perpetrata a danno del mio nome. Mi riferisco proprio al mio nome di battesimo: Rossana. Io non lo trovo un nome insolito o difficile da ricordare o pronunciare, eppure il prossimo riesce a distorcerlo con perversa creatività.
Per molti anni ho lavorato per una grande azienda nazionale e lì sono cominciate le tribolazioni per il mio povero nome! Chi indirizzava buste a Rosanna Taormina, chi cercava Susanna Tavormina, talvolta diventavo Rossanna (ma non è faticosamente cacofonico da pensare?).

Alcuni dei miei capi convocavano una certa Rosaria, altri affidavano la pratica a Rossella ed è anche capitato che alcuni colleghi mi si rivolgessero chiamandomi Simona (!?), ma questa è una lunga storia... Una delle ultime missive a me destinate pochi giorni prima che cambiassi lavoro mi commosse: finalmente "Rossana" era stato scritto con la enne e le esse giuste. In compenso il cognome aveva subito un fantasioso viraggio a Oriente: Taomana.

Il "pensiero magico" aveva insinuato in me la convinzione che la causa della distorsione del bel nome che porto fosse da addebitare all'originario "reato" contro me stessa: svolgere un lavoro non coincidente con la mia vera natura. Mi costringevo ad una sorta di schizofrenia destreggiandomi tra il lavoro “ufficiale” e quello che sentivo mio, ma a cui dedicavo poco tempo seppur di qualità. Sopraggiunse, così, la convinzione che, una volta abbandonate le mentite spoglie di Rosanna e abbracciata definitivamente la mia reale identità, tutto sarebbe tornato alla normalità.

E allora perché continuo a trovare refusi che mi riguardano ovunque, perfino sul web?
E quando non è il nome è il titolo dell'opera ...
Ormai sono arrivata al paradosso che se vedo indicata la mia identità con il nome di "Rossana Taormina" mi infastidisco, per un momento mi sfiora il dubbio di esser stata confusa con una delle mie omonime... 

domenica 17 aprile 2011

Non so se esiste ma soffro della sindrome di Ulisse. (episodio pilota)

Scaccia pure col forcale la tua indole, tornerà ugualmente.

OrazioEpistole
Rossana Taormina "Spazio interno-esterno", 2007

I miei genitori, in più occasioni, tirano fuori un particolare aneddoto legato alla mia infanzia, evidentemente nascondono nella narrazione un messaggio che io continuo a far finta di ignorare.
A quanto pare anche da piccolissima ero posseduta da una vorace curiosità del mondo e affascinata da luoghi altri che risultavano magici ai miei occhi.

Così, gettando nello sconforto i miei, chiedevo al postino, allo spazzino, a chi ci consegnava le bombole del gas (insomma a chiunque bussasse alla porta di casa) di portarmi via per un po', convinta che queste persone vivessero avventure straordinarie, mentre io mi annoiavo tra le rassicuranti mura domestiche.

Finalmente, verso i cinque anni, mi resi conto dell'abbaglio e in seguito, annebbiata da fumi letterari di vario genere e spinta anche da una certa vocazione al nomadismo, per un breve periodo cominciai a desiderare di far parte di un circo. Il circo: una famiglia allargata che condivide il piacere di un viaggio avventuroso.
O perlomeno questa era l'idea romanzata che io avevo allora della vita circense.

Avevo anche scelto il mio personaggio: la contorsionista.
Ancora oggi poco mi adatto ad una vita "lineare", sono rimasta la contorsionista di un tempo che allo sguardo offre sempre se stessa ma assume configurazioni diverse e da diverse prospettive rivolge gli occhi al mondo.

venerdì 15 aprile 2011

ognuno di noi ha l'età che dimostra.

La ragione si fa adulta e vecchia; il cuore resta sempre ragazzo.
Ippolito Nievo, Confessioni d'un ottuagenario, 1867
Rossana Taormina "Autoritratto (quattro anni nel '76), 2007

Oggi, lungo il tragitto che percorro per raggiungere il supermercato vicino casa, ho ascoltato, mio malgrado, una conversazione tra due donne: la Non più Giovane e la Quasi Vecchia.
Le due parlano freneticamente di un Tale, probabilmente un consanguineo, la cui condotta pare non soddisfare le loro aspettative.

 La Quasi Vecchia ad un tratto ha un ripensamento circa la propria posizione in merito alla questione, s'impietosisce e nel tentare di giustificare le malefatte del Tale ricorda all'altra che si tratta pur sempre di un ragazzino! A quel punto non  ho potuto far a meno di rivolgere al duo il mio sguardo, morbosamente attratta dalla stizzita sospensione che ha preceduto la risposta della Non più Giovane.

 Di lei, la Non più giovane, non ricordo il volto ma trattengo l'immagine dei due occhi spalancati in maniera quasi innaturale e la violenza delle parole che si liberano dalle labbra serrate:"Ragazzino? Ma se l'anno prossimo compie 50 anni!" .


martedì 12 aprile 2011

sono un pachiderma!

Sii quello che sembri.
Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie, 1865
Rossana Taormina "Rinoceronte" 2010


Perché ogni volta che vogliamo additare qualcuno come goffo o inopportuno o insensibile ricorriamo alla similitudine con i pachidermi?
Io adoro i pachidermi, la loro struttura possente, la pelle spessa o rugosa, l'incedere lento e sicuro...Spesso nei miei lavori accolgo l'immagine di questi mammiferi, contro ogni previsione riescono quasi sempre a convincere il mio immaginario ad associarli a contesti leggeri, addirittura aerei. Forse è il destino di questi animali essere decontestualizzati. 
Ti muovi come un elefante in un negozio di porcellane, ok capisco, vuoi suggerirmi che sono imbranata ma chi è più colpevole l'elefante o chi se lo porta in giro per negozi? 

lunedì 11 aprile 2011

A chi un giorno, riferendosi al nuovo televisore di 60", mi disse: " io ho tutto!"

L'uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo.
Daniel Pennac, Come un romanzo, 1992

Rossana Taormina "Autismo" 2007


La peculiarità della condizione umana è determinata dall'equilibrismo quotidiano tra il finito e l'infinito, tra la parte animale e quella spirituale, dialetticamente presenti in ognuno di noi.
Abbiamo bisogno di oggetti tangibili, di beni concreti, i quali contribuiscono in parte anche al riconoscimento del gruppo a cui apparteniamo.
Per qualche tempo questo meccanismo funziona. Improvvisamente però, risolti i problemi legati ai bisogni primari, la consapevolezza della nostra "temporaneità" comincia a corrodere la raggiunta soddisfazione e ci spinge alla ricerca dell'appagamento di bisogni più indefiniti, oscuri ma affascinanti. Intraprendiamo, così, singolarmente, il lungo viaggio alla ricerca di noi stessi, dai quali adesso vogliamo l'approvazione. Ovviamente ogni singolo "viaggiatore" declina tale inquietudine in maniera diversa e con un'intensità determinata anche dalla misura in cui coinvolge o esclude  dall'impresa gli altri, il gruppo.

Pochi fortunati rimangono insensibili al richiamo dello spirito e la loro luce è intensa, sono circondati da amici e mai un'ombra si palesa sui loro volti, mai il dubbio visita il loro pacifico animo, mai l'insoddisfazione corrode le loro vite: si sentirebbero ingrati perché loro hanno tutto, a che pro desiderare altro? Il "soddisfatto" non ti rovina i pomeriggi con i suoi grigi pensieri, non si isola dal gruppo per crogiolarsi in solitudine, riflettendo sulla direzione dei propri passi; al limite il Soddisfatto corre il rischio di annoiarti un po'descrivendo, rapito, le meraviglie dei suoi ultimi acquisti.

Il Viaggiatore è affascinato da nuovi percorsi e, dalle mete che riesce a raggiungere, invia cartoline agli amici. Il Soddisfatto riceve le cartoline e le osserva con la faccia a punto interrogativo, (forse avrebbe preferito un souvenir?) ma, da bravo amico, al tuo ritorno ti accoglie con un sorriso compassionevole ma sincero, invitandoti a trascorrere qualche giorno presso la sua nuova residenza al mare, dove, ne è certo, la compagnia e il cibo faranno miracoli sul tuo altalenante umore! 

venerdì 8 aprile 2011

oggi si festeggia!


L'unico modo per avere un amico è essere un amico.
Ralph Waldo EmersonSaggi, 1841/44

Occasionalmente mi capita, nel momento in cui conosco qualcuno e apprendo il suo nome, di aver come la sensazione che questa persona avrà un ruolo importante nella mia vita.
In seguito, effettivamente, il copione si ripete quasi sempre uguale a se stesso: passioni in comune, punti di vista uguali o costruttivamente divergenti, temperamenti sempre opposti (non potrei mai andare d'accordo con un' altra persona con il mio carattere! Ci vuole pazienza e io ne ho poca).

Dopo qualche tempo, sempre secondo copione, diventiamo grandi amici/che felici delle nostre similitudini, esaltati dalle reciproche diversità. Ho amici con i quali ho poco in comune ma a cui mi lega una profonda vicinanza emotiva, con altri potrei parlare instancabilmente o, allo stesso modo, contemplare in silenzio l'oggetto della nostra riflessione e trarne comunque quella particolare sensazione di appagamento dello spirito, tipica del rapporto d'amicizia. Con alcuni mi piace portare avanti appassionate conversazioni al limite dello scontro, con altri condividere le difficoltà o i progetti quotidiani. Con tutti mi piace trascorrere il mio tempo, che considero il bene più prezioso di cui dispongo.  

In un solo la caso la mia "premonizione" voleva mettermi in guardia dal frequentare l'innominabile, il quale sarebbe stato "negativamente" importante per la mia vita ma io non ho colto e ne ho pagato le conseguenze. Ora sono più cauta, mi ha tratto in inganno la solita coincidenza: il compleanno tra marzo e aprile!   Proprio così, l'aspetto più surreale di questa strampalata descrizione del modo in cui mi si "rivelano" i futuri amici è che quasi tutti sono nati tra il 20 marzo e il 13 aprile! 

Tra questi amici il più importante compie gli anni oggi.
Auguri, che tu possa andare lontano, ma assieme a me. 
  

martedì 5 aprile 2011

Homo faber fortunae suae.


Quello che chiamiamo il nostro destino è in realtà il nostro carattere, e il carattere si può cambiare.
Anaïs Nin, Il diario, 1966
  Rossana Taormina "Autoritratto (tre mesi nel '72)" 2007 


Oggi, nel tentativo di consolarmi per un torto subito, una persona a me cara mi ha detto "dai, sono cose che capitano, anche se capitano sempre a te".

Ho riso molto e mi sono chiesta: destino o carattere (il mio)? Esiste il "destino" o è un efficace alibi per abbandonarci al fluire delle nostre vite? 
La rassegnazione agli eventi in cui ci imbattiamo nasconde una profonda saggezza oppure una subdola pigrizia?

Quando veniamo al mondo il destino del nostro corpo, forse e in parte, è custodito nei geni ma la mente possiede la facoltà di scrivere la trama che più la rappresenta e nel correggere le bozze della nostra esistenza siamo sempre in tempo a cambiare il finale, ad aggiungere o togliere capitoli, a mitigare i danni di un "destino" crudele.

A conti fatti preferisco pensare che capitino tutte a me a causa o per merito del mio carattere piuttosto che incolpare il destino!

venerdì 1 aprile 2011

Benvenuti

Qualsiasi opera di un uomo, si tratti di letteratura o musica o pittura o architettura,
 è sempre un suo ritratto.

 Samuel Butler, Taccuini, 1912 (postumo)

Rossana Taormina "Delirio di onnipotenza" 2007