La bellezza delle cose esiste nella mente che le contempla.
David Hume, Saggi, 1741/42
Finalmente l'autunno, unica stagione in cui recupero la più profonda radice di me stessa.
Tempo in cui pianto i semi dei miei pensieri e accudisco i germogli dei tanti progetti, tempo in cui, fin dall'inizio dei miei giorni, la vita mi rinnova le sue promesse: l'aria diventa fresca e leggera, il cielo si ammorbidisce di nuvole gonfie e i colori della natura mi riempiono di speranza.
Sono questi i mesi in cui il mio corpo e il mio spirito, deposte le armi, si incontrano in un'armonia feconda.
I fastidi e le insofferenze dell'uno non interferiscono con le intemperanze dell'altro.
Da bambina, quando tutti amavano la primavera o l'estate, io, già un po' decadente, aspettavo l'autunno.
La campagna dei nonni si rivelava nella sua veste più elegante, il mistero contorto delle foglie cadute nel viale di casa o in strada era per me, per la mia vista, per le mie mani, un richiamo irresistibile...
E così ho deciso: da grande non rinuncerò a questa pienezza, userò i colori, le forme, le parole perché tutti la possano vedere.
Ancora oggi è questo il momento dell'anno in cui mi si rivela la bellezza, assoluta e indescrivibile.
Tutto si placa pur mantenendo vigore e vitalità, la luce si stempera, le sfumature sgargianti e rumorose dell'estate lasciano il posto all'intensità di toni più maturi, affidabili.
I colori li respiro, mi riempio il cuore di bruni caldi e crepitanti, l'ocra mi scorre nelle vene, il verde si prende cura di me, il blu mi accoglie e mi placa.
Non so se avete mai prestato attenzione ai cieli di ottobre, alla loro potente mobilità, alla barocca dialettica tra celeste e bianco. Cieli in cui le evoluzioni delle nuvole ti regalano ancora mutevoli forme da individuare: un pesce, un elefante, un pomeriggio di tanti anni fa...
Mi ricordano, le nuvole, quando mia nonna esponeva al sole la lana dei cuscini e dei materassi di allora, ed è un' immagine che adoro riattivare.
E io torno a credere che tutto sia possibile su questa terra, che niente si sia irrimediabilmente consumato ma, semplicemente, ha cambiato forma; mi consolo, in fin dei conti non ho perduto l'amore delle persone che il tempo mi ha sottratto... e allora con gli occhi del ricordo riaccendo i loro sorrisi, sono sempre là.
Ogni autunno io torno a me stessa, faccio un bilancio, raccolgo e poi guardo avanti.
Quest'autunno, se mi osservo, colgo di nuovo il sorriso di tanti anni addietro, le guance arrossate per le corse in mezzo ai campi e l'entusiasmo per i giorni che verranno.
Ho mantenuto la promessa che mi son fatta quel giorno lontano, ho recuperato il mio sentimento di pienezza; la piantina della mia esistenza non poteva sopravvivere in quel vaso sulla scrivania, sotto un neon ottuso e sprezzante.
Adesso il seme dei miei giorni si fa largo tra il marrone della terra screpolata, aspirando all'azzurro terso del cielo e userò forme, colori e parole di cui sono capace perché la bellezza sia visibile a tutti.