Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti.
Ettore Petrolini
Settimana complicata, per fortuna si è quasi conclusa.
Ho anche gli strascichi di una sorta di congiuntivite che ha limitato le mie attività preferite, compresa quella di scrivere sul blog...
Limitato ma non impedito, sono molto soddisfatta qualitativamente della "piega" che sta prendendo uno dei miei lavori in cantiere... sarà che a me le difficoltà ispirano.
Non vi annoio con le peripezie nelle quali siamo rimasti coinvolti, sono certa che ne sapete quanto me.
Vado direttamente alle conclusione tratta dal superamento di una di queste avventure metropolitane: ho capito, concretamente, cos'è 'sta famigerata "crisi".
Odio lo shopping (lo so... pare assurdo), mi annoio da morire a scegliere vestiti e scarpe, preferisco cartolerie, ferramenta e mercatini di tutti i tipi.
Comunque, costretta dalla necessità, ieri ho intrapreso la ricerca di una semplice maglietta bianca a maniche corte per bambino, a quanto pare merce rara.
Non l'ho trovata, ci arrangeremo con quelle che già abbiamo, ma la cosa folle è che non ho trovato... i negozi.
Infatti molti dei negozi dove, fino a giugno scorso, ho acquistato qualcosa hanno lasciato spazio ad altri esercizi commerciali, tra cui particolarmente presente la tipologia "Compro oro" (!). Ho girovagato anche un po' disorientata dalla situazione, poi ho notato una costante che mi ha lasciata perplessa.
I locali che prima accoglievano catene di abbigliamento a costi democratici adesso ospitano, o si preparano a ricevere, grandi firme dai costi proibitivi. Con una canottiera di seta copri l'anticipo per la macchina nuova!
E mentre da Zara ci aggiravamo le solite quattro casalinghe con le fronti corrugate dallo sforzo di calcolare, dopo una complicata raccolta dati, quale capo (scontato) potesse meglio rappresentare il perfetto equilibrio qualità/prezzo, questi saloni del lusso, ricettacolo del superfluo, erano relativamente pieni di gente che acquistava, pagava e sorrideva!
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