giovedì 29 gennaio 2015

È facile fare domande difficili. Difficile è dare risposte facili. 
Alessandro Morandotti, Minime, 1979/80



Quando qualcuno mi chiede il significato delle mie opere inevitabilmente sorrido. 

Sorrido perché mi torna in mente un episodio di alcuni anni addietro. 
Mio figlio ha circa due anni.
Unico bambino in un'aula universitaria adibita a sala conferenze, mentre gli adulti si confrontano su vari argomenti, lui, preciso e concentrato, disegna con il gesso bianco sulla lavagna.

Durante una pausa gli si avvicina un signore. Con aria interessata e con quel tono riservato ai bambini gli chiede: 
Cosa disegni piccolino? Mamma e papà? O forse il sole con i raggi? Il tuo cagnolino? Il mare? ...

Mio figlio interrompe l'operazione, alza il visetto, aggrotta le sopracciglia quasi inesistenti e, rivolgendo allo sconosciuto un'occhiata pungente, risponde: Quello che vedi: cerchi e linee. 

Poi riprende tranquillamente il suo lavoro distribuendo altri cerchi e linee sulla superficie nera ancora disponibile. 

Ecco ... io non sarò mai così brava ... 

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