Scaccia pure col forcale la tua indole, tornerà ugualmente.
Orazio, Epistole
I miei genitori, in più occasioni, tirano fuori un particolare aneddoto legato alla mia infanzia, evidentemente nascondono nella narrazione un messaggio che io continuo a far finta di ignorare.
A quanto pare anche da piccolissima ero posseduta da una vorace curiosità del mondo e affascinata da luoghi altri che risultavano magici ai miei occhi.
Così, gettando nello sconforto i miei, chiedevo al postino, allo spazzino, a chi ci consegnava le bombole del gas (insomma a chiunque bussasse alla porta di casa) di portarmi via per un po', convinta che queste persone vivessero avventure straordinarie, mentre io mi annoiavo tra le rassicuranti mura domestiche.
Finalmente, verso i cinque anni, mi resi conto dell'abbaglio e in seguito, annebbiata da fumi letterari di vario genere e spinta anche da una certa vocazione al nomadismo, per un breve periodo cominciai a desiderare di far parte di un circo. Il circo: una famiglia allargata che condivide il piacere di un viaggio avventuroso.
O perlomeno questa era l'idea romanzata che io avevo allora della vita circense.
Avevo anche scelto il mio personaggio: la contorsionista.
Ancora oggi poco mi adatto ad una vita "lineare", sono rimasta la contorsionista di un tempo che allo sguardo offre sempre se stessa ma assume configurazioni diverse e da diverse prospettive rivolge gli occhi al mondo.
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