L'unica differenza che io conosca fra un uomo e una donna è una di quelle cose che non si possono stampare.
Bertrand Russell
Un paio di anni fa, con mio grande piacere, mi è stato proposto di partecipare ad una mostra assieme ad altre artiste. Solitamente fuggo dalle manifestazioni di “genere”, poiché sono convinta che almeno l'arte sia un territorio neutro e non ritengo significativo fare una distinzione tra i sessi.
Mi ha convinto, però, il punto di vista attraverso il quale era stata pensata la formula della collettiva: “A modo mio”. Ognuna di noi poteva raccontare il proprio modo di vivere la femminilità, alle opere non era richiesto di celebrare alcuna stinta retorica sull'argomento, si era libere di divertirci.
E proprio all'aspetto ludico mi sono rivolta, sia nella composizione che nella tecnica.
Trattandosi di un “racconto”, infatti, ho potuto lasciare libera la mia vocazione all'onirico e attingere ad un lato del mio immaginario dove l'umano e l'animale sono interscambiabili, dove la fantasia è fisiologia, anatomia.
Io, solitamente, immagino le parole e poi le archivio in una personalissima biblioteca: ho ricordato quando da adolescente ti senti spesso ripetere che non sei né carne né pesce.
Così ho colto l'occasione e mi sono divertita come una bambina, come quando i piccoli giocano con un cucchiaio di legno e si convincono di agitare una bacchetta magica o una spada.
Più che della donna ho parlato della bambina che la donna è stata, ho immaginato che le caratteristiche che le sarebbero appartenute da adulta, erano già presenti in lei da piccola.
Attraverso la mia infanzia “fotografica” ho raccontato quattro tipologie di donne, in altrettanti collage digitali.
Alla fine mi sono anche ritrovata …
to be continued
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