Ogni potere umano è composto di tempo e di pazienza
Honoré de Balzac, Eugènie Grandet, 1833
Altra settimana intensa ma faticosa, fisicamente ed emotivamente.
In uno dei prossimi post vi svelerò una splendida novità, intanto mi soffermo sulla difficoltà di essere sempre presente ed efficace nel tamponare tutte le emergenze della famiglia anche senza l'aiuto di una bacchetta magica.
Se tu sei la mamma devi sempre infondere sicurezza, anche se il panico ti paralizza devi allenare i muscoli facciali a dipingere in automatico un credibile sorriso rassicurante. Anche se sei quasi certa che, come nelle serie americane, basti dire "andrà tutto bene" affinché si scateni il finimondo, tu devi comunque pronunciare con convinzione quelle parole, perché tu sei la mamma.
Nascondi un'identità segreta, inforchi ogni mattina gli occhiali da sole e ti trasformi in una super eroina non appena il pargolo entra in classe. Sfrecci sulla tua utilitaria e cominci la missione: traffico, posteggio (nella mia città è un'impresa per chiunque), spesa, faccende, studio e lavoro.
Ad ora di pranzo, se papà non può, devi correre a prendere il bambino a scuola, cercando di districarti dal posteggio senza tamponare le auto degli altri genitori mentre la luce dei tuoi occhi dal sedile posteriore ti mitraglia di racconti pieni di dettagli (corredati di domande trabocchetto per testare la tua attenzione) e quindi di nuovo traffico, posteggio, pranzo e poi... si ricomincia.
Pomeriggio: sport, catechismo, musica, traffico e posteggio, cena, merenda per la ricreazione del giorno dopo, la divisa da stirare, doccia e finalmente accompagni tuo figlio a letto concludendo (si spera) la giornata con qualche pagina di lettura da uno dei libri sul suo comodino.
A questo punto, se residuano energie, puoi finalmente parlare con tuo marito... del bambino!
Ad ora di pranzo, se papà non può, devi correre a prendere il bambino a scuola, cercando di districarti dal posteggio senza tamponare le auto degli altri genitori mentre la luce dei tuoi occhi dal sedile posteriore ti mitraglia di racconti pieni di dettagli (corredati di domande trabocchetto per testare la tua attenzione) e quindi di nuovo traffico, posteggio, pranzo e poi... si ricomincia.
Pomeriggio: sport, catechismo, musica, traffico e posteggio, cena, merenda per la ricreazione del giorno dopo, la divisa da stirare, doccia e finalmente accompagni tuo figlio a letto concludendo (si spera) la giornata con qualche pagina di lettura da uno dei libri sul suo comodino.
A questo punto, se residuano energie, puoi finalmente parlare con tuo marito... del bambino!
Ma a volte queste tranquille giornate, al cui ritmo coinvolgente non saprei mai rinunciare, si corredano di ulteriori eventi che si consumano in località mai distanti meno di 100 km, per cui devi scattare ed essere presente come figlia, come sorella, come amica... e poi tornare a casa e dire che tutto è a posto, schivare le domande insidiose del figliolo e infondergli certezze che non hai... mentre tu desideri solo disfarti di quei cavolo di occhiali da sole e tornare semplicemente un essere umano; vorresti tanto che proprio in quel momento qualcuno ti dicesse "andrà tutto bene" alla faccia della sfiga che porta 'sta frase.
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