lunedì 2 giugno 2014


Zewar Fadhil

Piove. Fa freddo.
Quest'anno la primavera ci evita ostinatamente.

Mi aggiro per la città con indosso l'impermeabile nero e il mio fedele ombrello.
Per le strade incontro visi paonazzi, corpi tremanti avvolti da improbabili tessuti floreali umidi di pioggia; piedi nudi armati solo di squillanti unghie laccate e poche strisce di cuoio affrontano impavidi il loro destino.
Piove, fa freddo come fosse marzo.

All'improvviso ho come l'impressione che tutti guardino me e il mio impermeabile e gli anfibi e l'ombrello quasi fosse colpa mia e del mio abbigliamento quest' inspiegabile prolungarsi dell'inverno.
Lo capisci è primavera, di solito siamo già al mare e il caldo è insopportabile … questo immagino che mi rimproverino i passanti scollacciati.

In realtà forse sono io che mi rimprovero qualcosa, la mia vita sarebbe molto più facile se io vedessi le cose come dovrebbero essere anziché costringermi a vederle sempre come sono …

Il cielo s'incupisce, borbotta minaccioso.

Apro l'ombrello e continuo decisa per la mia strada.

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